lunedì 4 novembre 2013

appucundria del pomeriggio


mentre leggevo il blog io imparo con la felicita

mi è venuta un po’ di  appucundria , che non la si può chiamare nostalgia…perché ci sono parole che nascono nel cuore, non nella mente e che non si possono tradurre,
perderebbero tutta la lora forza, il loro senso, la loro meraviglia…
 E così mi è venuto in mente un pezzo che amo particolarmente di Erri De Luca.


 “Oggi mi succede di essere nominato scrittore italiano. Soprappensiero e automaticamente correggo: scrittore in italiano. Perché è lingua seconda, messa accanto e in sordina rispetto alla prima voce, il napoletano. L’italiano è una lingua raggiunta, la amo. Per l’altra non uso il verbo amare. Al napoletano voglio bene e lui pure me ne vuole. Gli proteggo la siepe, non ci faccio entrare l’italiano, adesso è per me una riserva naturale. Gli voglio bene perché mette forza di raddoppio alla parola “ammore”, al posto del più delicato amore, e nel “dimmane” che dev’essere migliore del solito domani. Gli voglio bene perché al contrario dell’indicativo ”abbiamo”, toglie peso e presunzione al verbo avere. Dicendo “avimm”. Mi piace che non esiste in napoletano la parola eroe e che “guappo” sia spesso una recita incruenta. Gli voglio bene perché raddoppia “primma” e “doppo” e dà così più consistenza al prima e al dopo, al tempo passato e a quello venturo. Mentre il presente è un frattempo che si riduce a un “mo”, sillaba di momento. E sono affezionato al suo verbo andare che è il più veloce del mondo ”i’”, più corto del già svelto “ire “latino. Perché quando te ne devi andare, “te n’ia i”, subito”.
 Alzaia

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