Erano 15 anni che ne sentivo parlare.
Valentino mi aveva narrato la genesi e l’evoluzione,
Avevo visto foto e letto recensioni… eppure non lo conoscevo.
Una pausa lunga molti anni e poi a sorpresa e con mio grande piacere
il suo ritorno. Novembre 2014, torna a Milano Teatro Cucina (con la R del
marchio registrato perché è questo lo spettacolo che ha dato vita ad un genere…)
Questa volta si va.
Ci inventiamo qualcosa e si va.
io, marito e altri due cari amici .
Posti 11,13,15,17.
Io scelgo il 17, numero adorato.
Ci sediamo, forse un po’ rigidamente, forse per non rovinare nulla. Forse perché si accede piano a un'esperienza così forte.
Guardo incuriosita e intimorita il mio posto, quasi per capire dove
sto…come se guardando l’apparecchiata e le rarità davanti ai miei occhi,
potessi capirlo davvero. Sento la sedia sotto di me e tengo i gomiti abbastanza
serrati, cerco di capire dove volgere lo sguardo e resto un po’ immobile ed
emozionata.
Quasi impaurita dall’improvviso soffio della farina e dallo schiocco
della pasta sul piano.
Lentamente ci incamminiamo, un po’ presi per mano come timidi bambini, al suono di un tocco lento, con tempi e movimenti scanditi, luci e ombre a struttura definita.
Passano qualche minuto...inizio ad accarezzare la tovaglia e sentirne la morbidezza, sorrido.
Il movimento esterno a me è più fluido, invitante, prossimo.
Il movimento esterno a me è più fluido, invitante, prossimo.
Le distanze non sono più così distanti.
C’è un contatto saporito, discreto e invitante.
Il ritmo è meno strutturato. Si fa avvolgente
Inebria come vino…e i gomiti iniziano a rilassarsi.
Fragranze, odori, ricordi, sapori e ritmi accarezzano lo spettatore che inizia a sentirsi quasi solo commensale
Narrato e vissuto si fondono sullo spazio scenico impastati da
sapienti note culinarie e musicali.
Tutto scorre fluido e io mi sento sciogliere. Fino a sentirmi dentro
ogni ingrediente, dentro ogni tempo, dentro ogni suono. Dentro la vita stessa.
Amara, dolce, caramellata, fragrante, pungente….
Siamo ora commensali entrati nella scena, magistralmente accompagnati
a portare, ciascuno, la sua di vita…perché si ride o si piange della propria
stessa vita, che ha un sapore unico.
Non sento più la sedia dove sono seduta.
Forse perché non sono più neanche seduta…
“Anche io sto ancora ridendo. E’ un sorriso che mi porto dentro”
Ci sono ancora date e posti disponibili, regalatevi un sorriso, un sguardo sulla vita, degli attori formidabili, una musica di qualità e un cibo ricercato per palati esigenti.
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