giovedì 28 febbraio 2013

la rabbia debole

Stamattina una collega mi ha invitata a leggere il prologo di un libro-inchiesta, quello di Concita De Gregori "Io vi maledico" (Einaudi).




 
"Poco a poco, come le pietre di una collana, tutte queste storie diventavano un rosario: non di una preghiera, però. Di una maledizione. Diventavano tutti i colori della rabbia: la geografia esatta del disamore per chi ti ha promesso e poi negato, per chi ti ha illuso, per chi sa solo chiederti e mai dare"
L'aspetto che più mi ha colpito...quello della rabbia debole, che rinvia al saggio di una giovane studiosa tedesca Meredith Haaf (29 anni). Titolo originale ”Heult doch: Über eine Generation und ihre Luxusprobleme”, in cui l'autrice descrive la generazione nata fra gli anni Ottanta e il Duemila. “Post-ottimista”, dice. Fragile, rassegnata, indifesa. Malata di una rabbia debole, la rabbia schiumosa e inutile dei “mi piace” su Facebook. ”.
 
Ora sono io che invito voi a leggere il prologo del libro di Concita De Gregori che ha provato a  misurare la temperatura dell'Italia contemporanea...risultato?

Nessuna pulsione rivoluzionaria. Manca fra noi l'orizzonte di un rovesciamento delle gerarchie, dei dogmi classisti e tanto meno dei rapporti di produzione. La furia si ripiega su se stessa fino a bruciare l'anima in cui s'è accesa". Quella che emerge dall'analisi condotta dall'autrice è una rabbia debole che "sembra ovatta". 
Rabbia di lamento e di protesta, rabbia gracile.
 
De Gregorio si rifugia nelle Rime di rabbia del poeta Bruno Tognolini, solo in apparenza per bambini: "Tu dici che la rabbia che ha ragione / È rabbia giusta e si chiama indignazione"




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